Trifase elettronici
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Nella rete di distribuzione, caratterizzata senz’altro da alta qualità progettuale e realizzativa, due dei tre aspetti fondamentali di un’utenza sono sostanzialmente stabili: forma d’onda e frequenza. Per quanto riguarda il terzo elemento, però, ovvero il valore efficace, la questione si mostra diversa. Ecco perché lo stabilizzatore di tensione elettronica diventa fondamentale.
Per ovviare alle variazioni anche piuttosto significative rispetto al valore nominale della rete, che possono non solo risultare fastidiose per la fruizione del servizio, ma anche potenzialmente dannose per le utenze, uno strumento che garantisce ottimi risultati è proprio lo stabilizzatore di tensione elettronica: la sua azione può davvero contenere tutto il vasto insieme di variazioni dovute a innalzamenti di tensione, ad esempio per non ottimali regolazioni MT da parte dei gestori di rete o per distacco di grossi carichi, o ad abbassamenti, come quelli derivanti da connessione di grossi carichi o guasti a terra.
All’interno di questa sezione del sito puoi quindi trovare le soluzioni che Varat ha attentamente selezionato nell’ambito dello stabilizzatore di tensione elettronica, più precisamente nella sua conformazione trifase. Questi congegni prevedono un sistema in cui i carichi di tensione sono distribuiti lungo tre differenti momenti, cui corrispondono altrettanti conduttori costituiti da cavi elettrici noti solitamente con le lettere R, S e T o anche L1, L2 ed L3. A questi 3 momenti si accompagna dunque un cavo neutro, noto con la lettera N, quando si fa riferimento ad una configurazione a triangolo, mentre nella configurazione a stella i cavi R, S e T risultano essere conduttori connessi direttamente allo stesso terminale.
Lo stabilizzatore elettronico di tensione si installa “in serie”, ovvero, viene interposto tra la rete di alimentazione e le utenze, e qui agisce contenendo enormemente la variazione di tensione. Se si pensa che per regolamento CEI EN 50160 la variazione di tensione della rete ammessa è pari al +/-10% rispetto al valore nominale, e che la variazione di tensione in uscita dallo stabilizzatore si muove nel range tra ±1 e 2% rispetto al valore nominale, si comprende a colpo d’occhio quanto l’opera esercitata da questo dispositivo garantisca il corretto funzionamento dei macchinari e degli impianti alimentati.
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